Mus. - Locuzione usata per indicare i segni o le parole che vengono scritti dal
compositore in vari punti del suo lavoro per prescrivere all'esecutore le
particolari modalità espressive richieste per ottenere il giusto effetto
durante l'esecuzione dell'opera. Tali segni e parole possono essere considerati
come
dinamici quando servono a indicare l'intensità del suono
(
piano, sottovoce, pianissimo, mezzoforte, forte, fortissimo, diminuendo,
crescendo), e vengono rappresentati dalla parola intera o abbreviata
(
piano, forte, p,f, ecc) oppure con segni detti forcelle; come agogici
che riguardano il dinamismo ritmico (
accelerando, ritardando, a piacere
o
ad libitum, ritenuto abbreviato spesso in
rit., tempo
rubato, ecc.). Ci sono poi segni o parole riferiti alla maniera tecnica di
esecuzione e usati per lo più per i passi melodici (
legato, staccato,
pizzicato, arco, sul copri-tastiera, picchiettato, col tallone, e
così via). Il primo musicista che ricorse ai
S di E. fu Adriano
Banchieri, nel XVII sec., che però si limitò ad adoperare solo
pochi segni dinamici quali
piano e
forte.